martedì 29 marzo 2016

La P(agano) 38 di sabato 26 marzo


Il vuoto al centro

Sabato 26 marzo 2016, ore 17, Campetti Brescia
Dinamo P(agano) 38 – Vecchio Regime 9-11 (3-3)

Formazione: Buccino, Seccia, Vescera, Tonino, Casolino, Berli sr
In panca: Tonno, Carmine

Marcatori: Casolino (2), Berli sr (2), Vescera (2), Tonino, Carmine, Tonno

Sabato di passione pasquale per la Dinamo. Si sorride amaramente. Perché, nonostante il finale degno della partita combattuta che è stata, possa farci credere di essere dinanzi ad una prova di carattere alla pari con gli avversari, le preoccupazioni surclassano le buone notizie. Con ordine. Dinamo senza Gianni, Leone e Berli junior, con gli innesti libici (al torneo saranno in forza agli Scavzacan) e con Seccia centrale (al torneo ubriaco in un vicolo di Bologna). Vecchio Regime con gli uomini contati. I primi venti minuti sono da incorniciare. Complice la compagine avversaria, che ha il freno a mano tirato, la Dinamo macina gioco e mantiene basso ed equilibrato il baricentro. Si ragiona. Si sogna. Si segna. L’uno a zero è di Berli senior, pescato sotto porta da Casolino. Il secondo dello stesso Casolino, su precisa botta da fuori, il terzo del Vescera, lanciato a rete in contropiede. Sul 3-0 si controlla agevolmente. Non si rischia quasi mai, anche se il Vecchio fallisce un paio di grosse occasioni e spolvera il Buccino, chiamandolo ad almeno un intervento di rilievo. Ma è Berli senior a fallire a porta vuota il quarto, emulando quello del Monopoli che s’è impantanato al “Veneziani”. Ben più grave quello che succede di lì a poco: esce Davide Seccia. Ed è il black-out. Col vuoto in luogo del centrale, il gioco tende a diventare confuso e pieno di spunti individuali. Tonino, perfetto e rigoroso fino a quel punto, si fa tentare dalle sortite palla al piede; Luca si perde, Tonno corre, ma spesso a vuoto come Angelo. Il Vecchio si scuote. I dieci minuti finali del primo tempo sono da film giapponese: prendiamo tre pallette e ci andiamo a sedere sulla panca. Rabba dorme. A casa sua. E questo ci impedisce di dargli la colpa del tracollo. L’inizio della ripresa è simile all’intervallo. Al fulmineo 4-3 del Vecchio, risponde Tonino. Poi si spengono le luci. Il turn-over e il fiato spezzato bloccano le aspirazioni dei nostri. Il Vecchio allunga. Fino all’8-4. La Dinamo avrebbe tempo e spazi per colpire. E, di fatto, accorcia. Segna Casolino, poi Carmine. Ma i due gol di differenza resteranno fino alla fine. Sabato si torna in campo, ancora col Vecchio. E vedremo come si comporterà la Dinamo che potrà contare sui suoi effettivi da torneo.  

martedì 22 marzo 2016

Il ritorno e il fraseggio

Lunedì 21 marzo 2016, Campetti Brescia
Titograd-Dinamo Pagano 38 10-4 (5-1)

Dinamo Pagano 38: Buccino, Gianni, Berli jr, Casolino, Carmine, Berli sr
In panca: Leone


Marcatori: Carmine, Berli sr, Berli jr, Leone

Buonasera. Un sorriso. Ed è subito tensione. C’è un problema alle docce. Vasco se ne lamenta. La crisi ringhia, la crisi morde. Noi siamo in sette, abbiamo un cambio. E per questo facciamo i sardonici. Fingiamo di non capire. E paghiamo. 30 euro. La squadra. Ma Vasco non ci casca. S’attarda sui conticini. Gianni, coi soldi risparmiati, si pavoneggia offrendo un giro di Caffè sport. Ma l’attimo eterno del brindisi s’incrina come i ghiacci artici sotto i colpi del surriscaldamento globale. Manca una quota. Gianni paga. La sua partita di rientro gli costa 11 euro. Anche lui se ne lamenta. Sommessamente, ma con decisione. Il manto erboso luccica di scie chimiche. Il reticolato, la panchina, Rabba. Il Titograd è il Faust di Goethe. Sempre gli stessi da anni. Tranne Stramy, l’ex del mondo. Fischio d’inizio ad un orario imprecisato. La P(agano)38 schiera Buccino tra i pali. E non è uno scherzo. Il defraudato Gianni si piazza al centro della difesa, come lo scoglio di Lucio Battisti. Digrigna i denti. Casolino e Berli jr vanno a sinistra e a destra, con l’imperativo di coprire il fortino, più che di spingere. Carmine si erge disarmonico a centrocampo. Berli sr in avanti chiede verità e giustizia per le sue scarpe da calcetto, scomparse come Maiorana. Ne indossa un paio a caso. Leone parte dalla panchina. Fase di studio. Quel che emerge immediatamente è che il Titograd, in questi anni, si è convertito al Tiki-taka. Come noi al Long John. Il centrale di centrocampo passa indietro, al centrale di difesa. Questi la gira a sinistra, da sinistra a destra, da destra al centro. E via così. Col risultato che al 3’ noi pensiamo di assaltargli il pullman al rientro. Un paio di occasioni per noi, come nel più rigoroso copione dell’Italia al Sei Nazioni. Poi loro passano. Su ardito cross che scompone e scompiscia il Buccino. L’equilibrio è rotto, ma la Dinamo non reagisce con isteria. Non reagisce con rabbia. Non reagisce e basta. Bene così. Dal fraseggio nella metà campo e dall’ordine mantenuto in campo, giungono le indicazioni più confortanti. Dalla stasi e dal portiere che continua a dire: “Uno ciascuno, prendetene uno ciascuno”, le più sconfortanti. Il primo tempo, giocato a ritmi blandi, scorre sui binari del reticolo di passaggi del Titograd, qualche virtuosismo e scarne sortite Dinamo, che fatica a tenere palla. Il gol dei nostri giunge sul finale. Berli jr converge, ne scansa un paio, allunga lateralmente su Carmine che, pur colpendo male, beffa il portiere. Si va al riposo sul 5-1 per i nostri avversari.
La ripresa è meno tattica. Il gioco si fa più arioso. Buccino vorrebbe consegnarci ai loro giocatori anche quando abbiamo palla. “Buona l’idea!”. Il Titograd si concede attimi di accademia che, fortunatamente, paga. Sull’asse Casolino-Berli sr sbuca il secondo gol della Dinamo. E in un paio di occasioni si sfiora addirittura il terzo. Il terzo arriva, realmente, su incursione di Berli jr, che approfitta di un rinvio corto del portiere rosso-blu. Il quarto è una botta da fuori di Leone. Sul 9-4 accade quel che non doveva accadere. Segna Stramy, proprio sul fischio. E provoca, con dei gestacci, la campagna dietro al reticolato. Rabba è felice. Ha trentadue anni, dice. Chi l’avrebbe immaginato.